lunedì 8 marzo 2010

Appunti per il soggetto di qualcosa, impossibile dire cosa / 1

di Stefano K.

Diffida delle parole. Del messaggio, del parlare, dello scrivere. Della comunicazione, dell'informazione, della disinformazione. Capisce ormai solo il piangere, il ridere e il loro rumore. Il resto gli provoca cinismo e nausea. Diffida delle immagini, del vedere, della percezione. Non crede a ciò che gli cade addosso o a quello che cerca. Diffida definitivamente delle persone e dell'umano. Perciò non ha rispetto degli altri né di se stesso, per rigor di logica. Detesta le mode, i cambiamenti, le ritrovate certezze e i propositi. Non accetta neanche il dato da sempre, le continuità: non ha mai creduto nell'eterno. Lo ha fatto e si è sentito in seguito molto stupido. Per istinto presume che la felicità sia un impulso animale e non pone in questo un valore di giudizio: dal giudizio ha preso commiato da tempo. Non crede si possa sfuggire mai completamente dall'istinto, dal pensare e dal dubbio. Lo conforta credere che queste astrazioni portino all'azione e al dinamismo, ma diffida al contempo dell'eccesso di una nei confronti delle altre. È convinto che “attesa” sia una parola fondamentale del proprio carattere, ma non sa se questo sia vero in quanto è lui a essere così o se anche questo sia lo stato epocale che lo circonda. Attesa è anche per lui riportare il presente già al passato e dal passato allontanarsi. Sostanzialmente, vive morto. Ama la casualità, l'epifanico, il criptico, l'eccezione. Ci gioca come un bambino. Perciò ama contraddirsi.
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