martedì 20 aprile 2010

Un sacco di gente

Detto fatto: Giovanni ha ripescato nel server di posta un numero di mail sufficiente, le ha inoltrate al suo indirizzo privato su libero, poi ha chiamato il protocollo e richiesto di poter disporre di una copia in pdf di tutti i curricula in entrata dal mese di settembre per i concorsi di ricercatore, ha scritto tutto su un CD, ne ha fatto una seconda copia di sicurezza, quindi ha controllato la chiavetta USB dove nella cartella denominata “il peggio” c’erano tutti gli atti degli ultimi consigli di amministrazione nonché le scansioni degli avvisi che per un certo periodo erano stati affissi in bacheca – avvisi in cui si chiedevano cose come turni di presenza e giustificazioni per l’assenza da lavoro quando invece i contratti parlavano chiaro ed è ovvio che una comunicazione interna non invalida un contratto firmato da ambo le parti. La ciliegina sulla torta.

C’era tutto.

Ha lasciato che il telefono squillasse per – quante – dieci, quindici volte. Ha fumato una sigaretta sul balconcino, ne ha buttata una metà sul terrazzo di sotto davanti all’ufficio di Sara. Iniziava a piovere. Ha pensato che sarebbe stato ancora più sicuro archiviare il contenuto di chiavetta e DVD in uno spazio di online storage protetto da password, ragion per cui ha impiegato un’altra ventina di minuti fra registrazione, creazione del link, upload dei materiali. Poi ha cancellato la cronologia della navigazione in rete e azzerato il browser.

Alla fine è salito al terzo piano.

Nell’ufficio del direttore ha detto “mille e cinquecento, netti”.
I suoi occhi hanno brillato per qualcosa come un secondo.
La bocca grassa del direttore ha detto “puoi andartene oggi stesso”.

Giovanni se n’è andato il giorno stesso.
Ecco perché adesso c’è un sacco di gente nella merda.
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