giovedì 8 aprile 2010

Hamburger Man

“Prova a muovere il braccio sinistro”. Tentativo non riuscito.

“Ora quello destro”. Tentativo non riuscito.

“Niente proviamo con le gambe, prima la sinistra”. Tentativo non riuscito.

“Destra”. Tentativo non riuscito.

Potessi almeno parlare.

L'annuncio diceva: facile e immediato guadagno direttamente da casa.

Ed ora eccomi qua, disteso su un letto, completamente immobilizzato. Un'inserviente che mi cambia il pannolone una volta ogni 6 ore, due cordoni ombelicali che conducono dalle mie braccia fino a due flebo disposte una per lato. Una serve ad alimentarmi, l'altra è la causa della mia immobilità. Sono una cavia della Mayer, la regina delle multinazionali farmaceutiche. Il loro porcellino d'India.

Stavo meglio quando facevo l'hamburger man a Boston. Avevo anche ottenuto una certa notorietà grazie ad una foto circolata sul web all'indirizzo: http://bostonist.com/attachments/boston_caroline/hamburger-man.jpg .

Non avrei mai pensato di dover rimpiangere quei momenti. Ma in questo momento rimpiango pure il giorno in cui trovai la mia ragazza a letto con la sua miglior amica filmate dal quarterback titolare della squadra di football del collage. Insultai le loro madri, lui mi ruppe la braccia, e mi feci 6 mesi di riabilitazione intensiva, ma almeno avevo sempre potuto continuare a parlare.

Come vorrei poter urlare in questo momento, crocifiggere tutti i parenti di questi stronzi che da due settimane mi hanno segregato in casa mia, spogliato della dignità e rivestito con un camice.

Il liquido che mi stanno somministrando è di colore bluastro, quello dei nobili insomma. Nella fusione col mio sangue deve assumere un colore violaceo simile a quello che lentamente stanno assumendo i miei piedi, le mie gambe, le mie braccia. Della mia faccia invece non ho più notizie da un mese.

“Credo in Dio, lo giuro, il sole gira attorno alla terra, che è rigorosamente piatta, e l'uomo è al centro dell'universo,e poi... si, viva la Mayer, devo tutto a questa società, evviva il suo presidente, e questa stanza non è poi male, anche la signora dei pannoloni è simpatica, peccato...”. L'uomo disteso apparentemente privo di vita sul letto, avrebbe volentieri voluto dire queste parole, anche se magari prive di senso, ma lo stato di immobilità in cui riversava glielo impediva con tale caparbietà che non ne uscì nemmeno un bisbiglio.

“Il referto è di morte per soffocamento dovuto alla cattiva reazione al farmaco H610. Vediamo di far sparire il corpo al più presto. E mi raccomando signorina Richardson, si ricordi di mettere l'annuncio sui giornali, non è ancora natale, non è ancora tempo di feste”.

“Prova a muovere il braccio sinistro”. Tentativo non riuscito.

“Ora quello destro”. Tentativo non riuscito.

“Niente proviamo con le gambe, prima la sinistra”. Tentativo non riuscito.

“Destra”. Tentativo non riuscito.

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