venerdì 11 dicembre 2009

Pausa pranzo

"Li vedi quelli lì? Sono avvocati. Li riconosci dalle scarpe nere."

E la voce grossa, in centro, nella passeggiata elegante: si snoda su percorsi disegnati mille anni fa. Nel frattempo altri percorsi attraversano i centri gastrici. C'è tutta una simmetria fra interno ed esterno in questa concezione del mondo budellare. E gesticolano come primati deteriori: sono anelli di congiunzione fra l'Uomo e la degradazione dello stesso. Sono questo tempo: aloni di sigari cattivi, ammuffiti, secchi come quel che resta della pelle delle mummie, fumano malissimo pensando di guadagnare stile e compostezza, le scarpe sempre nere e ogni giorno più lucide avanzano sui lastricati di una città lurida in pieno collasso stellare. Parlano urlando, ma senza scomporsi. Sanno il Disegno Politico, avanzi di chiacchiere di Palazzo, i riflessi deformati sulle vetrine delle boutique in mezzo alle cravatte di Aspesi che andranno in saldo fra un mese. Avanzamenti di carriera. Organigrammi. Cappotti di un taglio osceno. Vetrine di Rolex e Philippe Patek. Le Ore del Mondo.

Punti di pressione per farli esplodere: immàginateli sprizzare sangue, come geyser ribollenti di technicolor (è qui che dovrebbe tornarti in mente Pierre Clementi, il montaggio epilettico, la luce abbacinante) prima di cadere, come corpi morti cadono, come corpi morti muoiono, espellere sangue e bava e muco e succhi enterici, e dilavare la pavimentazione già sommersa di guano color metano, indurito come una corteccia. Cadono a terra, sfinite, le borse in cuoio e tessuto tecnico, feticci dell'executive management stipate di carta straccia. Schizzi che ti arrivano in faccia. Il povero cristo all'angolo che continua a suonare Strangers in the night con un violino in fintolegno che ha lo stesso suono dell'isteria. Niente pece sul suo archetto. Rivestito anche lui di schizzi, e così pure i turisti che hanno ora e sempre la stessa faccia sospesa fra lo spaesamento e la sufficienza. Si sparge un odore mefitico che sa di intestino. Le auto blu, il noleggio con conducente, la cupola sfondata del Pantheon: è tutto invaso di rosso, un'emorragia intestinale, lavica, si condensa pian piano fino allo stato semi-solido.

Immàginati. C'è sangue pressoché ovunque ed è una giornata di sole e il clima è secco e sei vestito male per l'occasione. La gigantografia tridimensionale di una masticazione approssimativa: un pensiero impossibile prima della scoperta delle Americhe.

Quel che resta sono i corpi che una volta erano corpi e adesso sono solo sacchi vuoti di tessuti slabbrati. Stanno svaporando: la vita che cola via, fossile. Una strage corporativista.
Ti senti bene, senti la febbre sui polpastrelli, gli occhi salini.

Poco prima, in bagno, tenendoti l'uccello fra indice pollice e anulare hai sentito il getto di orina più caldo, rotondo, ammonico. Il colore virato in influenza.

Si chiamerà VIVE, e non sai perchè usi il maiuscolo. E cioè: VIVE e non "vive" - è un segno assottigliato, segnale del nulla, un promemoria. Ti serva da discrimine. Ti serva da epica minima. Una concatenazione automatica di pensieri inerti. Che giacciono, che stanno - e basta.

Finisci, getti via la carta nell'apposito contenitore. Sei una persona educata.
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1 commento:

  1. Caro Primoregistrazioni,
    anacoluto pseudonimo della risonanza morfica che conferisce forma all'organico e all'inorganico,
    ti ringrazio per questo potlach,
    fiotto di nero sangue.

    denisbrandani@gmail.com

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