mercoledì 15 dicembre 2010

Scusa, Antony

La domanda è cosa diavolo sto facendo e dal momento che una risposta decente non esiste la domanda non si pone. Nel breve termine, brevissimo, immediato, contingente, già finito, sto dando un ascolto all’ultimo dei Pontiak, uscito da chissà quanto, scaricato solo oggi. Scaricato. E non venite a farmi la morale perché non me ne frega un cazzo, e lo dico davvero senza sbruffoneria. Ho scaricato Living dei Pontiak, ho scaricato tanti di quei dischi da meritarmi l’inferno, ma ripeto che non me ne frega niente, anzi: me ne frega nella misura in cui una possibile condanna ed esecrazione per il mio scaricare ovvero scambiare illegalmente file mi mette di fronte a un potere d’acquisto così scarso – il mio esiguo e labilissimo potere d’acquisto – che se non fosse per lo scambiarsi file in maniera illegale con perfetti sconosciuti dall’altra parte di mediafire o di chissà quale altro abominio della pirateria mascherata [qui c’è un’interruzione perché non so se ho terminato la frase né se, avendola terminata, l’ho terminata correttamente – sotto un punto di vista logico, grammaticale, sintattico, quindi ciccia] col cazzo che potrei soddisfare questa voglia. Adesso metto The Coward di Vic Chesnutt. Caro vecchio Vic. Mi vengono i brividi. E poi Flirted With You All My Life, che sembra un pezzo di Bob Marley, e la cosa mi fa quasi piangere, per quanto i miei rapporti con l’universo Marley si limitino a Songs Of Freedom e a una pioggia di cannoni fumati in tempi più sereni.

I Pontiak sono stati fra i cinque concerti di quest’anno 2010 e questa affermazione non avrà nessun seguito, perché devo ancora vedermi i Mahjongg il 22 al Circolo, e perché nel frattempo è partita Not In Love dei Crystal Castles featuring Robert Smith alla voce, e se finora non l’avete ascoltata vorrà dire che passerete un brutto Natale. (Il mio Natale lo passerò probabilmente vicino al fuoco a finire di leggere Il tamburo di latta e a fare a meno di facebook, twitter, google reader, blogger. Probabilmente farò un capodanno sottotono, ma si vedrà.)


Crystal Castles - Not In Love (feat. Robert Smith) by AudioThursdays

Mi sono arrivati un po’ di CD da Vitaminic dei quali alcuni già recensiti e altri che devo ancora ascoltare. Ho ascoltato l’ultimo Marnie Stern e mi è sembrato una bomba, e così gli Annuals che nemmeno conoscevo, se non fosse che in realtà non ho motivo per mettere nel lettore un CD come quello degli Annuals per il semplice fatto che gli Annuals sono persone che fanno un’ottima musica ma senza quell’attitudine al male e alla sofferenza e alla tensione rumorosa che tanto mi piace nella musica. Ognuno ha il suo. Degli Annuals ho già scritto e non starò qui a complicarmi la serata cercando di ampliare il discorso.

Questa cosa che scrivo mentre ascolto un misto di Vic Chesnutt, Pontiak, Crystal Castles, Sufjan Stevens – questa cosa la metterò sul blog visto che è da tempo che non ci metto niente, ma è chiaro che la cosa non ha importanza. Anche Romanzo Infinito sembra in stallo, ma capisco Karim (aka Fabio, aka Denis) che in questo periodo ha l’esistenza un po’ complicata. D’altronde Romanzo Infinito (una selezione delle sequenze già apparse quassù) sarebbe dovuto partire da settembre come un reading espanso per la voce di Karim (aka Fabio, aka Denis) con le nostre incursioni sonore, ma per vari motivi non se ne è poi fatto ancora nulla, quindi questa cosa va a finire di diritto fra i Buoni Propositi per il 2011. Comunque nel frattempo la scialuppa di salvataggio ce l’ha data il Sirente, che ci ha rimediato due serate a Roma in cui sviluppare questa performance audio-video per la presentazione dell’edizione italiana di Metro, graphic novel egiziana censurata in Egitto e tradotta in Italia per la collana Altriarabi. Insomma, ponendo che si prova in studio da un anno, abbiamo fatto tre live (ma al momento sono ancora due, la terza esibizione sarà il 16) di cui uno in Salento – del tutto disastroso, ma tanto nessuno stava ad ascoltarci. Come sono a finito a parlare di Obsolescenza Programmata non lo so, ma non vedo l’ora di ideare il reading di Romanzo Infinito e la possibile Sinfonia Per Soli Feedback.

Oggi a lavoro ho avuto una giornata accelerata e terribile. Sono uscito per prendere qualcosa da mangiare, dopo aver saltato il pranzo, verso le quattro e mezza del pomeriggio, mentre a Piazza del Popolo succedeva il disastro. Mi sono buttato su Largo Argentina e c’era questa calma totale, impossibile, con un odore di bruciaticcio che arrivava forse da qualche blindato messo a fuoco dalle parti di Montecitorio. Poi gli storni: un’infinità, che volteggiavano inseguendosi l’un l’altro senza perdere il senso della geometria aerea, disegnando spirali e fumetti nel cielo nitido e turchese poco prima della sera che sarebbe arrivata a minuti. Beh: in genere gli storni, da Largo Argentina, li vedi che volano lontani. Invece oggi li ho visti davvero sopra la zona dei templi, e cagavano liberamente su tutto, soprattutto sulle persone. Quindi solo adesso posso dirlo: sono un uomo fortunato, ho attraversato a viso scoperto una tempesta di guano di storni senza venire sfiorato neppure da una granata, anche se sentivo chiaramente di fianco a me i pat pat con cui questi proiettili si spiaccicavano al suolo. Ho pensato un sacco di cose, ma in realtà è tutto riassumibile così: il Tempo se ne frega – della mia giornata di lavoro, dei pranzi saltati, della pizzeria Florida, del Milan, del voto di fiducia, dei Book Bloc, dei Black Bloc, delle riforme, della Storia. Io sono una contingenza, valgo nel Tempo quanto la scoreggia di un microbo che muore scoreggiando, e lo stesso dicasi di voi. Gli storni ci cagano in testa e noi non possiamo farci nulla, a parte cercare di divertirci e di stare bene e di voler bene a qualcuno e di farci voler bene e di non ascoltare i negramaro, per dire (si scrivono con l’iniziale minuscola, adesso, sappiatelo). È il Gioco del Tempo.

Devo farmi la barba. Mi sa che faccio davvero schifo. Voglio scrivere tanto e non voglio scrivere più nulla. Ho fatto bene a non mettere The Age Of Adz fra i dischi dell’anno. Molto male, invece, non aver indicato Swanlights. Scusa, Antony.


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